E se esistesse il libro dei libri?

E se invece fosse più facile (e divertente)?

Esiste il libro dei libri?

Esiste il libro da cui partire per conoscere la PNL? Se sì, quale potrebbe essere?

Vediamo…

Forse “La struttura della magia”?

Quello che diede origine alla base teorica per la descrizione dell’interazione umana?

Oppure “Usare il cervello per cambiare”, quello che ti dice di usare il cervello per effettuare un cambiamento, o forse ti esorta a usarlo, così, tanto per cambiare, visto che non lo fai così spesso.

No, magari è “I modelli della tecnica ipnotica”! Beh, proprio quello di Erickson, con la descrizione precisa e puntuale delle sue metodologie.

Forse! Potrebbe essere uno di questi. Chi vuole saperne di PNL va a cercare libri sulla PNL.

E se invece sapessi già di PNL senza saperlo?

Magari proprio leggendo libri, un po’ come Matrix che è ovunque, la PNL è intorno a te, è in te. È in quello che fai, quello che pensi, in quello che leggi.

Già, in quello che leggi.

In quello che leggi o che hai letto.

E allora cominciamo: c’è un libro che ha la capacità di essere letto e interpretato da diversi punti di vista, con differenti chiavi di interpretazione.

È una favola, divertente, per bambini.

È un libro per adolescenti, perché parla di quella crescita.

È un libro adulto, che ti immerge in un contesto di satira ancor oggi moderna.

È uno sguardo nell’identità e nelle sorprese del mutamento.

Chi sei tu? – disse il Bruco. Non era un bel principio di conversazione.

Alice rispose con qualche timidezza: – Io a questo punto quasi non lo so più, signore, o meglio, so chi ero stamattina quando mi sono alzata, ma da allora credo di essere cambiata più di una volta.

La domanda del Bruco è affascinante: Chi sei tu?

E diventa ancor più importante per la persona abituata a definire se stessa in relazione agli altri: genitori, amici, partner, insegnanti.

È rilevante come impariamo a definire noi stessi.

Come lo facciamo?

Una metafora interessante possiamo trovarla nell’idea di scoprire il nostro modo di essere attraverso la nostra modalità di visione del mondo.

E gli obiettivi?

Tu le sai le caratteristiche di un obiettivo ben formato vero? O ti fai velatamente rimproverare dallo Stregatto?

Un giorno Alice arrivò ad un bivio sulla strada e vide lo Stregatto sull’albero.

Che strada prendere? ˗ chiese.

La risposta fu una domanda:

– Dove vuoi andare?

– Non lo so ˗ rispose Alice.

– Allora, – disse lo Stregatto – non ha importanza..

Cosa pensi quando qualcuno ti dice di considerare il Tempo in modo differente?

– Che buffo orologio! disse Alice. – Ti dice il giorno del mese ma non l’ora del giorno!

– Perché dovrebbe? borbottò il Cappellaio. – Il tuo orologio ti dice che anno è?

– Certo che no, replicò Alice: – ma questo perché resta lo stesso anno per un sacco di tempo.

– Che è proprio il mio caso, disse il Cappellaio.

Alice ebbe un sospiro di sconforto. – Dovreste imparare a usare un po’ meglio il vostro tempo disse, invece di sprecarlo con degli indovinelli senza soluzione.

– Se tu conoscessi il Tempo come lo conosco io replicò il Cappellaio, non oseresti parlarne con tanta disinvoltura; lui è un Signor Tempo.

– Non capisco cosa intendi dire, disse Alice.

– Certo che non capisci! esclamò il Cappellaio, con un cenno sprezzante del capo. Ci scommetto che non hai mai provato a parlarci assieme, col Tempo!

Alice si dava degli ottimi consigli, però poi li seguiva raramente.

Ehm, conosci qualcuno che fino a oggi ha fatto come Alice? Ha i vissuto anche tu nel paese delle Meraviglie?

E quali meraviglie ti sono arrivate?

Poi, in quale libro di Ipnosi pensi che potresti leggere una frase del genere?

˗ Non immaginarti mai di non essere altro da quello che potrebbe sembrare agli altri che ciò che eri o potevi essere stata non fosse altro da ciò che eri stata e che avrebbe potuto loro sembrare essere altrimenti.

Oppure:

Io lo so che pensi – disse Tweedledum; – ma non è così, nossignora. Se viceversa – continuò – così fosse, potrebbe essere; e se così fosse, sarebbe; ma dato che non è, non si dà. È logico.

Ora, che cosa ti stai allenando a fare?

Alice rise: – È inutile che ci provi, disse; non si può credere a una cosa impossibile.

– Oserei dire che non ti sei allenata molto – ribatté la Regina. – Quando ero giovane, mi esercitavo sempre mezz’ora al giorno. A volte riuscivo a credere anche a sei cose impossibili prima di colazione.

Interessante vero?

E allora, adesso, parliamo di comunicazione.

Hai la sicurezza che quello che vuoi comunicare sia esattamente ciò che arriva?

– Allora, quando parli, dovresti dire ciò che intendi dire ˗ soggiunse il Leprotto Marzolino.

Certo ˗ replicò prontamente Alice ˗ perlomeno io intendo dire proprio ciò che dico, che è poi la stessa cosa, no?

No che non è la stessa cosa! ˗ esclamò il Cappellaio ˗ A questa stregua, potresti sostenere che “Vedo ciò che mangio” sia la stessa cosa di “Mangio ciò che vedo”!

A questa stregua ˗ aggiunse il Leprotto Marzolino – potresti sostenere che “Mi piace quello che prendo” sia la stessa cosa di “Prendo quello che mi piace!”

A questo proposito, Richard Bandler ci dice:

“Se cerchi di fare un complimento a qualcuno, e lui si sente insultato, il significato della tua comunicazione è un insulto. Se dici che si sente insultato perché non ti ha capito, questa non è altro che una giustificazione della tua incapacità di comunicare. Rimane il fatto che la comunicazione in sé è stata un insulto”.

Alice nel paese delle meraviglie e la PNL.

Un bel connubio.

Tanto da dar voglia a qualche apocrifo, di inventarsi pezzi nuovi. Questo è uno di quelli, lo riporto perché riguarda una parte imprescindibile di ogni percorso: l’amare se stessi.

«Ma tu mi ami?» chiese Alice. «No, non ti amo.» rispose il Bianconiglio.

Alice corrugò la fronte e iniziò a sfregarsi nervosamente le mani, come faceva sempre quando si sentiva ferita.

«Ecco, vedi? – disse il Bianconiglio – Ora ti starai chiedendo quale sia la tua colpa, perché non riesci a volerti almeno un po’ di bene, cosa ti renda così imperfetta, frammentata. Proprio per questo non posso amarti. Perché ci saranno dei giorni nei quali sarò stanco, adirato, con la testa tra le nuvole e ti ferirò. Ogni giorno accade di calpestare i sentimenti per noia, sbadataggine, incomprensione. Ma se non ti ami almeno un po’, se non crei una corazza di pura gioia intorno al tuo cuore, i miei deboli dardi si faranno letali e ti distruggeranno.

La prima volta che ti ho incontrata ho fatto un patto con me stesso: mi sarei impedito di amarti fino a che non avessi imparato tu per prima a sentirti preziosa per te stessa. Perciò, Alice no, non ti amo. Non posso farlo.»

Tu? Hai imparato già ad amarti?

Ti saluto ora, a te, ai tuoi sogni, alle tue meraviglie. Ai tuoi viaggi strani, a quella sottile vena di follia, a quello che sei e a quello che stai per diventare.

– Ma io non voglio andare in mezzo ai matti, si lamentò Alice.

– Oh, non hai altra scelta, disse il Gatto: qui siamo tutti matti. Io sono matto. Tu sei matta.

– Come lo sai che sono matta? disse Alice.

– Devi esserlo, disse il Gatto, altrimenti non saresti venuta qua.

Autore: Guido Oliva