Programmazione Neuro Linguistica: dove tieni la paura?

Immaginate una ragazza slanciata, aggraziata, delicata e sinuosa in ogni suo movimento.

E’ bellissima con i capelli raccolti, gli occhi ben truccati e il suo body elegante.

Si trova a bordo pista, i pattini già ai piedi.

Un impercettibile tremolio scuote i muscoli delle sue gambe.

Si potrebbe pensare che è per il freddo che c’è nel palaghiaccio, eppure, a guardare bene, c’è un lampo nei suoi occhi che tradisce la gara interiore, già cominciata dentro la sua testa.

Ancora lei, la paura. Ancora lei. Ancora una caduta.

Lavorando con una mia atleta del pattinaggio di figura, talentuosa promessa italiana, ci siamo trovate a riflettere sull’argomento “avere paura” prima di entrare in pista.

“Ho paura” mi ha detto lei.

Usando i potenti strumenti linguistici offerti dalla Programmazione Neuro Linguistica, ho formulato alcune domande per andare ad intaccare questa espressione e sviscerarne la struttura profonda sottostante.

“Dove la tieni la paura?” è stata la mia prima domanda. “Se ce l’hai, la dovrai pur tenere da qualche parte!”.

Potete immaginare come il suo visino delicato si sia corrugato facendo trasparire sorpresa e sospetto nei confronti della mia richiesta.. La risposta è stata ovviamente che la paura non risiedeva in nessun luogo, bensì si manifestava ad un certo punto come un insieme di sensazioni che le prendevano le gambe, la pancia e il respiro.

Le veniva in mente di non avere alcuni elementi sicuri nel suo pezzo, da lì si immaginava eseguirli in modo imperfetto e riusciva addirittura a vedere la delusione sul volto di chi l’aveva seguita con tanta passione.

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Le conseguenze di questo si traducevano in tremolio delle gambe, affanno, dolori intercostali, livello basso di energia e prestazione al di sotto delle sue potenzialità, condizionata proprio dallo sbagliare quegli elementi.

Questa analisi le ha permesso di capire che la paura è un processo, non è qualcosa di statico in possesso di qualcuno, nemmeno che ci viene lanciata o trasmessa come se fosse contagiosa.

La paura si potrebbe chiamare “sensazione percepita in reazione ad una sequenza di pensieri costituiti da una o più immagini di eventi indesiderati”.

Abbiamo quindi lavorato sull’imparare a sostituire quei pensieri con altri, in modo da spostare il focus su quello che può stare sotto il suo controllo, ossia su quelli che ritiene essere le sue aree di forza e i suoi talenti.

Inoltre, ho accompagnato il lavoro dalla lettura del magnetico libro di Niccolò Campriani “Ricordati di dimenticare la paura”, in cui il forte atleta del tiro alla carabina 3p e ad aria compressa racconta la propria lotta personale con la paura, attraverso un percorso catartico e liberatorio che lo ha portato a ritrovare la gioia di gareggiare libero da pressioni esterne e aspettative.

Giorno dopo giorno, lavorando sulla consapevolezza di quanto accade nella mente e sulla prontezza di riflessi per sostituire gli ingredienti del processo in corso, si possono arrivare a influenzare gli stati interni e quindi i risultati delle azioni fisiche.

Le emozioni sono infatti legate al rilascio di sostanze chimiche che influenzano il funzionamento muscolare e addirittura il metabolismo cellulare, creando quindi in qualche maniera una realtà condizionata.

In bocca al lupo alla mia pattinatrice che la settimana prossima sarà impegnata nei Campionati Italiani di categoria Senior!

Con la certezza che abbia già iniziato a volteggiare nella sua mente per realizzare i salti e gli elementi perfetti ad incantare….

Beatrice